L'Eco del Popolo esce, nella presente occasione, in formato dossier; una monografia dedicata alla ricorrenza del Centenario delle elezioni amministrative che si svolsero nel giugno 1914. L'importante avvenimento ha già costituito, nei suoi aspetti storici e politici, occasione di un primo approfondimento; fornendo, al rinnovato Consiglio Direttivo dell'Associazione Zanoni, che ha dedicato ampia parte dei propri lavori alla rievocazione, spunto per la ripresa della propria attività. Siccome quel 22 giugno costituì una tornata organica per il rinnovo dei governi comunali, analoga iniziativa rievocativa è stata assunta in altre città. Milano ha celebrato la ricorrenza con molta, verrebbe da dire, solennità; nella location istituzionale più simbolica: Palazzo Marino. Lì il Sindaco Pisapia ha, più che ospitato, fatto rivivere quell'avvenimento storico, che, per la prima volta, insediò alla guida del “capitale morale” un Sindaco (Emilio Caldara, originario di Soresina) ed una Giunta espressione della vittoria socialista. E a Cremona? Abbiamo già detto: una celebrazione di spessore storico, ospitata dalla Società Filodrammatica Cremonese. Pur, comprendendo le problematicità indotte dall'insediamento del nuovo governo comunale, era stato invitato il Sindaco. Gli organizzatori hanno dovuto accontentarsi di una “giustificazione”, vergata da un collaboratore del Primo Cittadino. Il mancato coinvolgimento della civica Amministrazione è, speriamo, solo rimandato ad ottobre; in quanto non è concepibile che il Comune voglia sottrarsi all'obbligo (o all'opportunità?) di assumere un ruolo significativo nella rilettura di quell'avvenimento storico. Che segnò uno snodo fondamentale nella storia contemporanea della Città. Non solo perché per la prima volta la rappresentanza delle “plebi” assumeva il governo municipale. Ma, soprattutto, perché quella Giunta, presieduta dal tipografo Attilio Botti, si sarebbe trovata di lì a poco a fronteggiare la madre di tutte le tragedie: la Grande Guerra. Ancorché non interventisti, i socialisti si sarebbero comportanti con grande lealtà verso la Patria; dimostrando che le loro radici di progresso e di giustizia sociale affondavano nella condivisione del superiore interesse nazionale. Approssimandosi il centesimo anniversario dell'intervento italiano nel conflitto mondiale, avremo occasione, nel prosieguo, di rivisitare e di approfondire quella tragica pagina storica. Ma, soprattutto, e per di più in un contesto emergenziale, quella Giunta seppe aprire una pagina di forte innovazione della nostra città. Il nuovo (di adesso, s'intende) governo municipale, costituito prevalentemente da giovani affacciati per la prima volta nella vita pubblica, si troverà ben presto a tradurre in provvedimenti le intenzioni (e le promesse) programmatiche. Dovrà misurarsi con le crescenti angustie del welfare; con l'ottimizzazione delle risorse impiegate nei servizi; con la ridefinizione delle strategie delle “partecipate”. Farà bene a fare tesoro, almeno di conoscenza, di quella stagione; in cui altri giovani, carichi di idealismo, si misero in gioco. Il voto del 1920, che in Italia registrò maggioranze socialiste in 2022 Comuni su 8327 ed in 26 su 69 Province. A Cremona i socialisti misero a segno un vero e proprio exploit: vinsero in ben 80 Comuni su 105. Quel voto nel Capoluogo, non esattamente plebiscitario, ma massicciamente favorevole alla linea modernizzatrice ed egualitaria del PSI, avrebbe incardinato una nuova classe amministrativa; costituita, oltre che da “borghesi” illuminati, anche e soprattutto di lavoratori. Non potevano contare sulle prerogative e sui “benefits” di coloro che amministrano adesso. La loro scolarizzazione era per lo più di modesto livello; ma erano aperti al sapere e, soprattutto, sapevano di poter fare riferimento a programmi di vasto respiro. Da oltre un ventennio, dal congresso costitutivo del PSI del 1892 e dai successivi, infatti, i socialisti avevano messo a punto i cardini di un modello politico-amministrativo: il municipalismo socialista, permeato da forti valori e principi riformistici, in senso modernizzatore ed egualitario.In un quinquennio a Cremona e a Milano le “giunte rosse”, accusate dai benpensanti di essere dei barbari, avrebbero ben presto tradotto in pratica le linee di quel riformismo municipale. A Cremona, l'espressione più elevata e preparata di quella “rivoluzione” gradualista, Giuseppe Garibotti aveva, nel 1909, teorizzato: “Certi servizi di necessità pubblica non possono essere lasciati in balia dei privati, debbono essere informati e disciplinati ad un interesse più largo della speculazione individuale, quello della collettività”. Da assessore sarebbe stato conseguente. Nel volgere di breve tempo, sarebbero arrivati, nell'impianto amministrativo e nella quotidianità dei cittadini, il panificio, prima cooperativo e poi “partecipato dakka Civica Amministrazione; le tranvie elettriche; una farmacia municipale (nel 1923 diventeranno 8 gestite da apposita Azienda municipalizzata); l'Azienda annonaria; l'Azienda municipale del latte; l'Azienda elettrica municipale; gli asili municipali (nel 1920); moderni servizi di assistenza e di igiene pubblica; l'unificazione con l'Ospedale Maggiore di quello di Via Ugolani Dati; la fusione, nel 1920, del Comune di Due Miglia col Comune di Cremona.Si può, forse arditamente, dire che dopo quei sette anni di giunte rosse, non si sarebbe più inventato niente. E che i cicli successivi hanno beneficiato delle intuizioni e delle realizzazioni di allora.
Enrico Vidali, Direttore Eco del Popolo, Cremona luglio 2014.
Post scriptum: L'arch. Michele De Crecchio, partecipante al convegno, ha segnalato che l'Archivio dell'Ente Colonie Padane, trasferito negli anni 70 al Comune, custodiva un cortometraggio che ritraeva una cerimonia pubblica presieduta dal Sindaco Botti. Pensando alle peripezie delle “carte” di Zanoni, non si aggiunge null'altro.
Nella foto. Cremona - Osteria della Marcella - Ritratto di gruppo - Leonida Bissolati con gli amici-Fazioli, Ernesto – Nella fotina Enrico Vidali direttore dell'Eco del Popolo
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